Le religioni sono tutte uguali o equivalenti?
Niente di più falso o illogico.
Niente di più «scientificamente» errato.
Che il cristianesimo sia l’unica religione vera è assunto comprovabile anche da un semplice esame della simbologia sottesa alla rappresentazione dei relativi «credo».
La veridicità della Fede cristiana si comprova dal fatto che essa sia l’unica veramente discendente.
E’ la religione della Rivelazione Divina; benché anche altre credenze suppongano tale rivelazione (1), in realtà in esse è assente il processo discendente, che rende unico l’evento salvifico del cristianesimo: e la discesa del Divino nell’umano (dell’Increato nel creato) è tale da comportare il «farsi carne» del Dio infinito ed «infinitamente oltre».
L’Incarnazione quindi è il fatto veramente nuovo e dirimente la storia dell’umanità: nelle altre religioni monoteiste, che pretendono di possedere la rivelazione autentica, si deve notare la carenza di un simile sconvolgimento cosmico.
L’Islam ignora, anzi rifiuta categoricamente l’ipotesi di una incarnazione; Allah è troppo lontanamente distante e trascendente, per abbassarsi alla condizione di uomo; eppure in questo consiste davvero l’amore di Dio. «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito»; segreto della kenosi divina nel nulla del creato.
simbolo1.jpg Il simbolo dell’Islam è infatti la «mezzaluna»
(a volte accompagnata da una stella a cinque punte), rappresentazione grafica assolutamente priva di ogni riferimento spirituale a questo processo di donazione del Dio infinito all’uomo finito e peccatore di cui è invece portante l’avvento di Gesù. La mezzaluna e la stella, probabilmente antecedenti a Maometto stesso, sono raffigurazioni dei due astri del cielo, (luna e sole, rispettivamente), a rappresentare (attraverso corrispondenze numeriche e letterali) Dio stesso, nella luna crescente (votata cioè ad illuminare l’oscurità, anche se l’allusione originaria molto probabilmente concerne il sorgere e calare della luna, ossia le fasi lunari ed i cicli della natura e la stessa fertilità della terra, con forse allusioni alla dea-madre) ed il nome del profeta Maometto (nella stella a cinque punte, che però potrebbe anche richiamare i «cinque pilastri dell’Islam» (testimonianza di fede; preghiere rituali; elemosina canonica; digiuno durante il mese di Ramadan; pellegrinaggio alla Mecca).
Simbologia asettica; non parla al cuore dell’uomo, perché non lo riguarda se non per «massimi sistemi».
L’ebraismo è la religione della rivelazione divina, che «prepara» l’unico evento salvifico: l’incarnazione del Verbo.
Perso questo riferimento essenziale, il popolo eletto, pur sacro, in virtù ed in vista dell’umanità santissima di Gesù e di sua Madre, è avvolto nella cecità e vive confuso nel buio del rifiuto dell’unico Messia.
Questo suo allontanamento dal Vero precipita nella deformazione interpretativa del senso delle Scritture, fino a sposare ideologie radicalmente gnostiche.La «stella di Davide», o sigillo di Salomone (perché costui l’avrebbe utilizzato al momento della morte per scacciare demoni ed invocare angeli), assunta come simbolo, possiede in se stessa richiami fortemente esoterici (tra l’altro è noto il suo largo impiego in tutto il mondo dell’occultismo): i due triangoli equilateri sovrapposti rinviano, in ultima analisi, alle forze cosmiche dell’universo: alla terra e all’acqua (triangolo con punta verso il basso) e all’aria e al fuoco (verso l’alto), con il risultato finale (nell’esalfa) di un esagono rappresentante il perfetto equilibrio dei flussi energetici vitali onnipervadenti.
Come è evidente si è smarrito completamente ogni cenno al Dio personale e trascendente dell’Antico Testamento.
Altre diffusissime religioni mondiali, che non possiamo assolutamente definire «monoteiste», si avvalgono di simboli che svelano molto della loro spiritualità e dei fondamenti del loro credere.
Il Buddismo assume come segno di identificazione la cosiddetta «ruota del Dharma».
Questo emblema rinvia espressamente alla «legge universale» che regola il ciclo vitale dell’intero universo, di cui l’uomo stesso è partecipe.
La ciclicità ricorda il percorso obbligato delle diverse reincarnazioni, l’infinito svolgersi e riavvolgersi degli eventi, che si susseguono in forza del karma di ognuno.
Il cieco destino meccanicisticamente retributivo dell’esistenza umana (ridotta poco più che ad una sorta di «residuo energetico», che vaga di corpo in corpo), operante senza posa fino ad interrompere definitivamente lo stato di impermanenza, attraverso il risveglio (buddhi), l’illuminazione, l’intuizione della «pura coscienza».
Anche qui, è evidente, non esiste nessuna traccia di un Dio Persona che ama l’uomo: sappiamo che Buddha è un prototipo di liberazione, un modus, di per sé non foriero della vera libertà, come invece accade con Cristo: «Se il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero»: Gesù vero attore e protagonista della liberazione: il cristianesimo implica adesione totale a Lui, alla sua Persona, alla sua Verità; non concerne il percorrere un ottuplice sentiero né il meditare ritmico di incomprensibili mantra.
L’induismo si colloca in una prospettiva simile.
L’emblema di questa complessa ideologia religiosa è normalmente l’Omkar (Aum: A creazione Brahma), U conservazione (Visnu), M dissoluzione (Shiva)) , forse più noto in occidente come «Om», mantra primordiale, il suono primordiale da cui scaturì ogni manifestazione del reale (impropriamente detto «creato»), suono sotteso ad ogni realtà e coincidente invero con il divino stesso che riecheggia ed evoca.
Il monismo filosofico alla base dell’ideologia indù fa coincidere la sillaba sacra con la stessa realtà figurata: percepirne la vibrazione fondamentale è arrivare a realizzare la vera conoscenza, la consapevolezza dell’unità di tutto l’esistente: Brahman.
La concezione monista distrugge l’individualità dell’uomo e perfino la sacralità della persona; essa non è più oggetto e soggetto di amore di un Dio infinitamente libero e potente, ma il frutto quasi inconscio di un processo di emanazione o similare; per questo la vita è illusione: la stessa coscienza di esistere e di essere è l’inganno estremo da cui liberarsi.
Anche il taoismo, percepisce l’esperienza del reale, come frutto del dualismo apparente delle opposte polarità di segno differente, che intersecandosi (Yang il principio positivo, maschile, in bianco e Yin il principio negativo, femminile, in nero)danno vita all’universo esistente; principio, via ed essenza, ad un tempo, il «tao» implica, mutatis mutandis la stessa ideologia monista dell’induismo.
Ancor più vago e meno coinvolgente per intensità è il «torii», simbolo shintoista, che indicano una sorta di valico, una porta d’accesso ad uno spazio sacrale.Lo shinto, come noto, è in fin dei conti una religione animista, che si perde pertanto nella confusione estrema di un sacro imperante ed immanente, incapace di coglierne gli aspetti veramente trascendenti ed unici.
Il cristianesimo, in ultimo, lo sappiamo, utilizza la croce; meglio sarebbe dire il crocefisso.
Infatti se è vero che la croce è stata emblema del culto del dio sole, il crocefisso è soltanto segno forte del cristianesimo.
La stoltezza per i pagani e lo scandalo per i giudei è sovvertimento di tutte le ideologie religiose esistenti.L’unica religione ad avere come simbolo un morto, un sofferente, un fallito, un umiliato.
Nulla di tutto questo nel «panciuto» Buddha o nell’inquietante e mortifera Kalì.
simbolo7.jpg Il segreto della croce è il segreto della Vita e della resurrezione; è l’albero vero della vita, al centro del giardino, a oriente, al quale è ora possibile accedere, grazie al sangue dell’uomo-Dio, che gronda dal legno per la salvezza.
Il crocefisso, che Zapatero ed i ridicoli sinistroidi laicisti come lui vogliono togliere, è un messaggio diretto al cuore dell’uomo: è speranza per i sofferenti, sostegno delle loro pene mai dimenticate dal Dio Amore - come accade in ogni visione monista, in cui ad emergere veramente è la solitudine profonda dell’essere umano, amato da nessuno, scintilla di un fagocitante universo che lo porterà prima o poi ad estinguersi - è vittoria della «debolezza» di Dio sulla presunta forza dell’uomo;
è abbattimento di ogni schema mentale, di ogni umano pensiero, di ogni previsione di redenzione o liberazione.
La croce è certezza della vittoria del Bene sul male, di Dio sull’inferno e sul peccato, è segno perenne di Dio che si china sul piccolo, sull’umile, sul sofferente, sul peccatore, su ogni umano respiro e sospiro del cuore.
E’ il Dio Persona che effonde il suo cuore di Padre sull’uomo bisognoso di paternità e di vita, di luce e di pace, di gioia profonda e di senso vero.
La croce è ricongiungimento dell’infinità di Dio nella finitezza dell’uomo; della santità eccelsa, con il peccato estremo (a nessun peccato infatti è precluso il perdono); della vita profonda ed imperitura nella morte spirituale ed eterna.
La croce, centro del messaggio della vita, dell’amore e della pace, che Dio gratuitamente dona all’uomo, segno evidente dell’unica verità rivelata.
di:Stefano Maria Chiari
da:effedieffe
lunedì 5 gennaio 2009
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
1 commento:
La croce è la via maestra sulla quale l'infinito Dio è disceso al livello della mia finita miseria, altrimenti non ci sarebbe stato possibile nè incontrarci, nè, di conseguenza, conoscerci e amarci.
Posta un commento