Dagli esercizi spirituali predicati da Padre Gabriele Mora presso il Convento di Arcetri in Firenze per gli appartenenti dell'OCDS della regione Toscana-Sardegna-Marche.
IL CAMMINO DI PERFEZIONE
* Descrizione dell’opera
Premesso che è fondamentale per un carmelitano la lettura, la conoscenza e lo studio di questa opera della Santa Madre, possiamo descrivere la struttura dell’opera come segue: nei primi 3 capitoli, Teresa spiega la finalità della sua riforma; dal capitolo 4 al capitolo 15, scrive di quali siano le condizioni per vivere il centro della vocazione carmelitana, e cioè dell’orazione. Precisamente ponendo l’accento su tre aspetti: l’amore fraterno (cc.4-7) con in risalto l’umanità di Cristo nel quarto capitolo, il distacco e la mortificazione (cc. 8-14), l’umiltà (c. 15), umiltà trattata per ultimo ma prima come importanza.
L’opera continua con la spiegazione di cosa sia l’orazione nella vocazione del Carmelo attraverso i capitoli che vanno dal 16 fino al capitolo 42, descrivendo i vari aspetti dell’orazione stessa. Per cui Teresa parla della contemplazione come dono gratuito del Signore e non come traguardo delle umane fatiche, enunciando anche la differenza che intercorre tra anime “attive” e anime “contemplative” (cc. 16-1. Segue il capitolo 19 incentrato sull’orazione e i suoi vantaggi, i capitoli 20 e 21, nei quali la Santa Madre esorta nella risoluzione nell’intraprendere il cammino, introducendo il concetto di DETERMINATA DETERMINATION (determinata determinazione). A questo punto dell’opera (c. 22) si spiega che cosa è l’orazione mentale e successivamente nei due capitoli a seguire anche i motivi per impegnarsi in tale orazione.
Nei capitoli 24 e 25, parla dell’orazione vocale e nel 26 dei metodi per favorire il raccoglimento.
A questo punto, Teresa inizia il commento al Padre Nostro, e arriva al cuore di ciò che gli preme dire. Non a caso nella trattazione del Padre Nostro tratterà dell’orazione di raccoglimento e dell’orazione di quiete, di come l’orazione vocale possa diventare orazione mentale seguendo alcune regole di vita: accettazione della volontà di Dio, il pane Eucaristico, il perdono delle offese, le tentazioni, l’amore e il timore di Dio, il male inteso come attaccamento alla vita temporale.
* Analisi del testo
Il testo nasce dal grande respiro ecclesiale di S. Teresa. Ma ben presto il libro si rivela un opera dedicata soprattutto alle monache del Monastero di S. Giuseppe; in questo senso sono frequenti, nell’opera Teresiana, i passaggi dal macrocosmo ecclesiale al microcosmo comunitario e soprattutto a quello dell’interiorità irripetibile del singolo. In effetti, è proprio nel cammino interiore di amicizia con l’umanità di Cristo (orazione Teresiana) che Teresa vede realizzarsi la vocazione ecclesiale della carmelitana scalza. Così l’alta vocazione di “combattere per la Chiesa- Castello” trova la sua immediata incarnazione nelle ricche pagine del testo, dove con la finezza proprio di uno spirito acuto, la Santa affronta i temi principali della riforma.
I tratti essenziali del messaggio di Teresa, estrapolati dall’opera nel suo insieme sono:
1) Interiorità e preghiera: Dio è dentro l’uomo e tale scoperta da sola giustifica un’intera vita dedicata alla ricerca della Sua presenza in noi (questa è la vocazione contemplativa). Questo primati risalta in ogni pagine dei suoi scritti.
2) Umanesimo cristiano: Ogni spinta ascetica è sempre moderata dall’indiscusso primato della persona umana e dai valori ad essa connessi. Grandissima sensibilità e sympatia di Teresa. La santità NON deforma l’umanità, la grazia non altera la creaturalità (concezione miracolistica): la santità integra ed esalta l’umanità del santo.
3) Unità tra Esperienza e Dottrina: Questo è un tratto adulto dell’esperienza spirituale. Sono i due bastoni di Teresa, sui quali lei appoggia tutto il suo scrivere. L’esperienza le consente una comprensione e traduzione vitale della novità dello Spirito; la dottrina le consente un costante riferimento alla funzione materna della Chiesa peregrinante, nei suoi dotti, teologi e pastori; insieme, fanno di Teresa una maestra, riformatrice della nostra famiglia, Dottore della Chiesa.
* Lettura e commento del Cap. 16
Tema centrale è l’UMILTA’ : come la Regina nel gioco degli scacchi, l’umiltà è la forza che costringe il Re alla resa. Qui Teresa sembra quasi affermare che prima dell’orazione è l’umiltà la caratteristica della vocazione carmelitana, ma più avanti nel libro dirà anche che senza la perseveranza nell’orazione è ben difficile ottenere il dono dell’umiltà. Comunque Dio è molto accondiscende con le anime umili, come fu per la Santa Vergine. L’umiltà è la virtù/grazia che ottiene il possesso di Dio da parte dell’anima (… questo possesso è il cuore dell’orazione, il fine, lo scopo…). Ma le giovani monache la incalzano, vogliono SOLO parole spedite sulla contemplazione; ,a Teresa le fa aspettare; questa è la pedagogia Teresiana: prima i fondamenti, le disposizioni e poi l’orazione. In effetti Teresa mette in guardia le sue giovani monache dalla contemplazione, poiché in essa è facile sbagliare strada se non si è giunti per la giusta Via. Quella che può sembrare a prima vista contemplazione può in realtà essere un inganno degli altri o un autoinganno. Pertanto Teresa prende altro tempo, promette di parlare dell’orazione mentale (par. 6 import.), ma prima comincia con l’affermare che non di rado il Signore concede la contemplazione anche ad anime in cattivo stato, solo al fine di scuoterle dal grande torpore del peccato, e soggiunge due concetti fondamentali: la gratuità della grazia, essa piove su tutti. E poi che tutti possono riceverla, anche chi non si giudica meritevole, alludendo come spesso fa, alla sua esperienza. Tale grazia della contemplazione come detto può essere donata anche ai principianti, una volta strappati al demonio (grazia del principio), per incoraggiarlo nell’intraprendere il cammino.
A questo punto Teresa inserisce un punto teologico importante: la grazia è Dio, Dio in quanto si dà all’anima. Si approfitta della grazia quando anche noi non ci risparmiamo per Lui. Premette anche che la contemplazione è analoga alla comunione eucaristica, un pasto con il Signore. E’ fondamentale tenere gli occhi fissi su Cristo.
Altro punto fondamentale nel cammino, è la grande tentazione, molto ricorrente del dirsi “NON SIAMO SANTI”. Inaspettatamente Teresa incornicia questa tentazione tutta spirituale, relativa alla supposta indegnità di stare in comunione con Lui, e quindi di pregare (tentazione di lasciare l’orazione), il cui principio è però nella carne (…. Per poco che ci tocchino nell’onore…).
Dio ci liberi da questa tentazione! Che è come chiudere l’ingresso della grazia. Si chiama “flasa umiltà”.
La cura? Teresa dice: generosità; ma soprattutto “santa presunzione e audacia” da lei espresso con determinada determinacìon (la santa presunzione fa crescere nell’umiltà)
* Lettura e commento del Cap. 17
Qui Teresa parla dell’orazione, ma dopo avere ripreso ancora il tema dell’umiltà, enunciando due principi:
a) i contemplativi stanno nel posto che ha dato loro il Signore, non ci si sono messi da soli!;
b) l’umile ha maggior merito, poiché decide egli stesso di stare nel posto assegnatoli dal Signore.
Il principio e il paradigma dell’umiltà è il seguente: “io vorrei che questa anima si tenesse sempre all’ultimo posto, secondo l’insegnamento e l’esempio di Nostro Signore”.
L’orazione non è il fine: piuttosto la volontà di Dio! E per fare la Sua volontà c’è più bisogno di umiltà che di orazione!
Teresa non parla sulla base del sentimento o di una esperienza arbitraria, è Dio che guida le fila di questo cammino; ciascuno secondo una strada diversa!
Noi incaselliamo, etichettiamo, definiamo restringiamo, omologhiamo, uniformiamo …… Dio invece progetta piani e cammini diversi, tanti quante sono le sue creature.
La perfezione non consiste nella contemplazione: l’umile è molto perfetta ed è trattata da Dio come un anima forte e un giorno le darà le sue delizie tutte insieme.
Teresa parla della sua esperienza personale, per 14 anni non ha potuto meditare senza l’aiuto di un libro. Libro o preghiera vocale, o altri che sono ancora più distratti. L’immaginazione durante l’orazione mentale si scatena, ma Teresa ci dice che: … non credo che rimangano con minor merito, anzi sono uguali…. Anzi camminano con maggior sicurezza (poiché non si illudono).
Poi Teresa, incalzata dalle giovani sorelle, enuncia un principio importante: mentre parla delle dolcezze unite alla contemplazione, afferma che tali dolcezze possono venire dal demonio e si riconoscono perché portano con sè superbia, sperimentabile (come l’umiltà) nei rapporti tra le sorelle; se invece quella contemplazione (con le dolcezze) porta con sé l’umiltà, allora è autentica.
Pertanto gli umili, mantenendosi tali, ottengono per via più dura, ma con maggior certezza, lo stesso frutto delle contemplative: anzi, in essa già “vivono” e permangono senza pericolo che venga loro tolta con il mutarsi delle dolcezze dell’orazione!!!
Pertanto quella dell’umiltà è una via sicura.
Teresa definisce anche l’umiltà: non è un portamento del corpo, non è la voce bassa, non è la osservanza stretta ….. “la veradera humildad consiste nell’essere disposti ad accettare CON GIOIA quanto il Signore vuole da noi”. Tutto è servizio all’ospite.
E’ un gran bene che scelga Lui per noi, poiché noi scegliamo male, poiché la contemplazione ci sembra un “riposo”! Molto si guadagna invece a non voler guadagnare.
Pertanto si ribadisce che la vera umiltà consiste specialmente nell’essere disposti, senza alcuna eccezione, a uniformarsi al volere del Signore e a considerarsi sempre indegni di essere chiamati suoi servi. E se la contemplazione, l’orazione mentale e vocale, la cura degli infermi, i vari servizi domestici e il lavoro, anche il più umile, se tutto ciò equivale a servire l’Ospite Divino che viene a dimorare, a mangiare a ricrearsi con noi, che cosa ci importa di attendere ad uno più che a un altro ufficio?
A conclusione di quanto esposto durante il ritiro spirituale da Padre Gabriele, rinnovo l’invito fattoci anche a noi di leggere MOLTO lentamente e attentamente il testo della Santa Madre, poiché essenziale nel cammino di crescita spirituale di ciascun carmelitano, ricordando che innanzitutto dobbiamo camminare nell’umiltà cercado di fare la volontà del nostro Re, il resto ci sarà dato in sovrappiù.
martedì 11 novembre 2008
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento