sabato 15 novembre 2008
Inseguendo l’Agnello
IL CANTICO SPIRITUALE
La sposa
1. Dove ti sei nascosto, Amato?
Sola qui, gemente, mi hai lasciata!
Come il cervo fuggisti,
dopo avermi ferita;
gridando t’inseguii: eri sparito!
2. Pastori, voi che andrete
lassù, per gli stabbi, al colle,
se mai colui vedrete
che più d’ogni altro amo,
ditegli che languo, peno e muoio.
3. In cerca dei miei amori,
mi spingerò tra i monti e le riviere,
non coglierò fiori
né temerò le fiere,
ma passerò i forti e le frontiere.
4. O boschi e fitte selve,
piantati dalla mano dell’Amato!
O prato verdeggiante
di bei fiori smaltato,
ditemi se qui egli è passato!
5. Mille grazie spargendo
qui pei boschi s’affrettava
e, mentre li guardava,
la sola sua presenza
adorni di bellezza li lasciava.
6. Ah! chi potrà guarirmi?
Alfin, concediti davvero:
e più non mi mandare
da oggi messaggeri
che non sanno dirmi ciò che bramo.
7. E quanti intorno a te vagando,
di te infinite grazie raccontando,
ravvivan così le mie ferite,
e me spenta lascia non so cosa,
ch’essi vanno appena balbettado.
8. Ma come duri ancor,
o vita, se non vivi ove ivi,
se ti fanno morir
le frecce che subisci
da ciò che dell’Amato concepisci?
9. Perché, avendo questo cuor
piagato, poi non l’hai sanato?
E avendolo rubato,
perché me l’hai lasciato
e non cogli la preda che hai rubato?
10. Estingui i miei affanni,
ché nessuno vale ad annientarli,
ti vedan i miei occhi,
perché ne sei la luce,
per te solo desidero serbarli!
11. Scopri a me il tuo divin viso,
tua vista mi uccida, tua bellezza;
tu sai che sofferenza
d’amore non si cura
se non con la presenza e la figura!
12. O fonte cristallina,
se in questi tuoi riflessi inargentati
formassi all’improvviso
quegli occhi tuoi desiderati,
che porto nel mio intimo abbozzati!
13. Distoglili, Amato,
ché a volo io vado!
Sposo
Colomba mia, ritorna,
ché il tuo cervo ferito
spunta di sull’altura
e al soffio di tuo vol gode frescura!
Sposa
14. L’Amato le montagne,
le boschive valli solitarie,
le isole inesplorate,
i fiumi gorgoglianti,
il sibilo dei venti innamorati,
15. la quiete della notte
vicina allo spuntar dell’aurora,
musica silenziosa,
solitudin sonora,
cena che ristora e innamora.
16. Cacciate via le volpi,
ché fiorita ormai è nostra vigna,
intanto che di rose
intrecceremo una pigna,
nessuno appaia là, sulla collina.
17. Férmati, borea morto,
vieni, austro, a suscitar gli amori,
soffia pel mio giardino,
diffondine gli aromi
e pascerà l’Amato in mezzo ai fiori.
18. O ninfe di Giudea!
Intanto che tra i fiori e nei roseti
l’ambra i suoi aromi emana,
nei sobborghi restate,
toccar le nostre soglie non vogliate.
19. Nasconditi, Diletto,
il tuo viso volgi alle montagne,
non cercar di parlare,
ma guarda le compagne
di lei che va per isole lontane.
Sposo
20. O leggerissimi uccelli,
leoni, cervi, daini saltatori,
monti, valli, riviere,
acque, venti, ardori
e delle notti vigili timori:
21. io, per le soavi lire
e il canto di sirene, vi scongiuro:
cessino le vostre ire
e non battete al muro,
ché la sposa dorma più sicura.
22. Entrata ormai è la sposa
nel giardino ameno desiato
e a suo piacer riposa,
il collo reclinato
sopra le dolci braccia dell’Amato.
23. All’ombra di quel melo
a me fosti sposata,
qui ti porsi la mano
e fosti riscattata
dove tua madre fu violata.
Sposa
24. Fiorito è il nostro talamo,
da tane di leoni circondato,
con porpora tessuto,
di pace edificato,
di mille scudi d’oro coronato.
25. Dietro le tue vestigia
si lancian le giovani in cammino,
a un tocco di faville,
per l’aromato vino,
effondon un balsamo divino.
26. Nella segreta cella
io dell’Amato bevvi e,
quando uscita fui in questa valle,
null’altro più sapevo,
perduto era il gregge che pascevo.
27. Là mi offrì il suo petto,
là m’insegnò scienza assai gustosa,
a lui tutta mi detti,
me stessa per intero;
là gli promisi d’esser sua sposa.
28. L’alma mia s’è data
con tutta la ricchezza al suo servizio;
non pasco più le greggi,
non ho più altro uffizio:
solo in amar è il mio esercizio.
29. Se d’oggi in poi al prato
non fossi più veduta né trovata,
direte che mi son perduta,
che, errando innamorata,
volli perdermi e venni conquistata.
30. Di fiori e di smeraldi,
scelti nelle fresche mattinate,
intesserem ghirlande,
nel tuo amor sbocciate
e da un capello mio tutte legate.
31. Solo da quel capello
che sul collo svolazzar vedesti,
sul collo mio mirasti,
incantato rimanesti
e in uno dei miei occhi ti feristi.
32. Guardandomi, i tuoi occhi
lor grazia m’infondean;
per questo più m’amavi,
per questo meritavan
i miei occhi adorar quanto vedean.
33. Non disprezzarmi adesso,
ché, se colore bruno in me trovasti,
ormai ben puoi mirarmi
dopo che mi guardasti,
grazia e bellezza in me lasciasti.
Sposo
34. La bianca colombella
all’arca con il ramo è ritornata
e già la tortorella
il suo compagno amato
sopra le verdi rive ha ritrovato.
35. In solitudine vivea,
in luogo solitario ha posto il nido,
sola così la guida
da solo il suo Amico,
d’amor in solitudine ferito.
Sposa
36. Orsù, godiam l’un l’altro, Amato,
a contemplarci in tua beltade andiam
sul monte e la collina
dove pura sorgente d’acqua scorre,
dove è più folto dentro penetriam.
37. Poi alle profonde
caverne di pietra ce ne andremo,
son ben nascoste esse,
e lì ci addentreremo,
di melagrane il succo gusteremo.
38. Là tu mi mostrerai
ciò che l’alma mia desiderava
e dopo mi darai,
là, tu vita mia,
ciò che l’altro dì m’hai già donato:
39. dell’aure il respiro,
il canto della dolce filomena,
il bosco e il suo incanto,
nella notte serena,
con fiamma che consuma e non dà pena.
40. Nessuno ciò guardava,
nemmeno Aminadab più compariva,
l’assedio s’allentava
e la cavalleria
alla vista dell’acque giù venia.
Tutte le volte che leggo questo testo del Santo Padre Giovanni, finisco con le guance bagnate di lacrime.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
1 commento:
la prima volta che l'ho letto sono restata senza fiato, amore appassionato che brucia ovunque passa, poi ho fatte mio queste parole nella preghiera e nella speranza di viverle davvero nella carne del mio cuore, un giorno.
Posta un commento