sabato 14 marzo 2009

Emily Dickinson

Se io potrò impedire ad un cuore di spezzarsi
non avrò vissuto invano -
Se allevierò il dolore di una vita o allevierò una pena -
O aiuterò un pettirosso caduto a rientrare nel nido
Non avrò vissuto invano.

Conosco vite della cui mancanza
non soffrirei affatto -
di altre invece ogni attimo di assenza
mi sembrerebbe eterno.

Sono scarse di numero - queste ultime -
appena due in tutto -
le prime molto di piu' di un orizzonte
di moscerini.

Mi incanta il mormorio di un'ape -
qualcuno mi chiede perchè -
piu' facile è morire che rispondere.

Il rosso sopra il colle annulla la mia volontà -
se qualcuno sogghigna stia attento
- perchè Dio è qui - questo è tutto.

La luce del mattino mi eleva di grado -
se qualcuno mi chiede come -
risponda l'artista che mi tratteggiò così.

Non avessi mai visto il sole
avrei sopportato l'ombra
ma la luce ha aggiunto al mio deserto
una desolazione inaudita.

Portare la nostra parte di notte,
la nostra parte di mattino.
Di immensa gioia riempire il nostro spazio,
il nostro spazio riempire di disprezzo.

Qui una stella, là un'altra stella.
Qualcuno smarrisce la via!
Qui una nebbia, là un'altra nebbia.
Poi, il giorno!

Tutti hanno diritto al mattino,
alla notte solo alcuni.
Alla luce dell'aurora
pochi eccelsi privilegiati.

Se avessimo le ali
per fuggire la memoria
molti volerebbero.
Abituati a esseri più lenti
gli uccelli con sgomento
scruterebbero la folla
di persone in fuga
dalla mente dell'uomo.

Non stimare lontano quello che si può avere
anche se in mezzo si stende il tramonto -
né stimare vicino ciò che standoti a fianco
è più lontano del sole.