martedì 5 maggio 2009

APPELLO AI GIOVANI EUROPEI In esilio, l’8 agosto ‘92. Leon Degrelle

Parte II°

Scoperte moderne O che salveranno tutto le scoperte moderne? I progressi scientifici del mondo contemporaneo sono spesso veramente stupendi. Ma il loro splendore non nasconderà mica le loro deficienze? Grazie alle trovate nei campi genetico e farmaceutico delle ricerche scientifiche contemporanee e alla loro diffusione su scala mondiale, si vive più a lungo. Le donne che – si sa – non muoiono mai, adesso hanno superato l’età media di 80 anni. E adorano essere prese per delle pastorelle irrequiete, il che è maraviglioso! Ma chi è che pagherà le pensioni a codesti milioni di intrepide ottuagenarie? E quelle degli uomini che fra poco vorranno far altrettanto? E i milioni di tonnellate di medicamenti supplementari che questi paralitici, bronchitici e storpi, tutta questa gente dalle voci tremanti reclameranno in coro presso la Previdenza sociale?... E le migliaia di stabili, in cui alloggiare quelle vecchiaie prolungate? E i divertimenti, i viaggi che occorrerà organizzare per poter ornare di sogni romantici i cervelli indeboliti ed i corpi barcollanti?... In futuro gli stati, schiacciati sotto i loro oneri attuali, dovranno affrontare i detti pesi addizionali che raddoppieranno il fardello, sotto cui i governi stanno già crollando. In carenza delle nascite, per alimentare tali fondi di anzianità incessantemente prorogata, sfondati come la botte delle Danaidi, sarà disponibile non più di’una metà dei lavoratori contribuenti alla Previdenza sociale. Allora, ci risiamo: da dove mai gli stati attingeranno quei benedetti miliardi per gli indistruttibili anziani e anziane?...

I ricercatori stanno a lambiccarsi il cervello, escogitando centinaia di altre meraviglie e cospargendo di stelle l’ombra. E’ vero. Si è arrivati, p. es., a raddoppiare la produzione del latte. Risultato: gli statunitensi lo gettano nei fiumi! E gli europei hanno dovuto stoccare nei propri frigoriferi del Mercato Comune un miliardo di chili di burro invendibile! Altrove, nel contempo, centinaia di migliaia di donne e ragazzini muoiono di fame e sete – in un mondo, in cui gli aerei giungono da Parigi a Tokyo in poche ore, ma un barattolo di latte in polvere o una coppa di yogurt ci metteranno un anno per arrivare oppure per non arrivare, addirittura, nei paesi che soffrono la fame! E sovente non ci si ritrova più: in Russia si fa il caffè di mattoni, i quali nel Brasile si fanno di caffè! Degli altri inventori hanno consentito di stimolare forzatamente la crescita dell’onesto bestiame d’ogni specie in maniera tale da raggiungerne il massimo sviluppo in tempi dimezzati. Risultato: non si sa più dove mai cacciare tanta di quella carne sanguinolenta, e ci s’azzuffa alle frontiere per dar assalto ed appiccare fuoco ai mezzimontoni e mezzimaiali, dei quali gli inglesi e i danesi non sanno più che farne!
A forza di astuzie, intelligenza e passione per le novità s’è riusciti a fare della TV una vera meraviglia. Risultato ancora: le folle rimangono incollate ai piccoli schermi per 3 ore e mezzo giornalmente, finendo col perdere completamente la bussola – alla mercé di non importa quali malelingue o qualunque ciancicone. Le demenze più sconcertanti, loro, incantati, le bevono tutte ed in linea con varie balle, cavolate ed affabulazioni così profuse prendono decisioni in merito alle proprie sorti e a quelle altrui, incapaci più di pensare e mai più essendo guidati dalle proprie idee, bensì dalle immagini, reiterate, spesso allucinanti e quasi sempre deleterie per la personalità dello spettatore. minuti della TV esercitano mille volte maggior impatto che cento studi obiettivi di scienziati o esperti, i quali a gran fatica raggiungerebbero 2 o 3 migliaia di lettori, mentre un damerino sul piccolo schermo avrà pacificamente 2 o 3 milioni di telespettatori beati e conquistati sin da prima delle sue baggianate.

La TV è la grande avvelenatrice del secolo. Basta che certi annunciatori siano sistemati ai posti chiave da alcune personalità politiche ben piazzate o dai manipolatori della grana che fanno i giocolieri di miliardi, regolando l’esistenza dei teleprogrmmi,– e codesti elargitori d’abbracci creano l’opinione pubblica, dominandola e tormentandola. In virtù di quale diritto?... Che cosa resta della «democrazia» alla fine d’una tale fregatura delle folle messe nel sacco? Zero! I pasticcieri del microfono e quelli al di sopra di loro dettano legge, l’unica legge, diventando questo spadroneggiamento di giorno in giorno più soffocante.

Gli uomini schizzano come frecce verso la Luna, il Nettuno e il Giove – come se si andasse a Lourdes o a Sestrières. L’energia nucleare è capace di sviluppare migliaia di bolidi di fuoco scintillanti e lampeggianti – fra i deserti dell’Arizona, i ghiacci della Siberia e le sabbie petrolifere del Kuweit! Mille scoperte sbalorditive pongono così il mondo, gli affari e i focolari familiari a portata d’ogni ricercatore o d’ogni molestatore.

E il bilancio?
Si va avanti?
Si è più felici?

Oppure la felicità sta degradando? Ultimamente al confine messico–statunitense si ha constatato che in un solo anno 28 operaie d’una fabbrica di cosmetici avevano partorito 28 neonati privi del cervello! Sarebbero dei fatti occasionali? Contraccolpi d’invenzioni valutate male? Ad ogni modo, 28 madri desolate hanno potuto per alcune ore cullare fra le braccia dei pupi amorfi, di cui il cervello era stato risucchiato dalle invenzioni mostruose o prodigiose! Senza dubbio alcuno, il mondo a venire poggerà su di un enorme punto interrogativo.

Malgrado tutto, un giovane deve ammettere senza vani rincrescimenti questo mondo nuovo così com’è: con le sue magagne, ma anche con ciò che si può ottenere di entusiasmante – con questi orizzonti estesi all’infinito, questi sport spesso distorti dall’uso delle droghe, ma ripristinati tramite le norme disciplinari e gli sforzi armonici dell’emulazione, con queste possibilità di acquisire cognizioni nuove grazie ai viaggi e – con la sua cultura più esatta e più estesa, anche se a volte bofonchia nello scompiglio e nell’assurdo. I riformatori d’ingegno s’arrampicheranno sul carro del XXI secolo, senza impedire, però, che gli enormi problemi d’ordine economico–sociale assillino il mondo già sommerso dalle complicazioni politiche, sociali e razziali. Se l’Europa vuol sopravvivere, dovrà superare queste complicazioni, costi quel che costa: tale è la sfida d’oggigiorno, una sfida tutta cruda che spaventa i deboli e deve stimolare, invece, i cuori dei forti. Una sfida che rileva non solo le circostanze d’un giorno o d’un tempo, bensì s’estende a tutto ciò che è di più intimo e di più costante in fondo all’essere umano, quale che esso sia. Se HITLER riscendesse un domani nello Walhall e riapparisse sbadatamente nella Cancelleria del terzo Reich, dovrebbe sicuramente ricorrere a concetti e metodi nuovi, trasformando profondamente la propria opera creativa. Non riprenderebbe, infatti, tutti i vecchi progetti insabbiatisi in mezzo alla strada, ma pur mantenendo fermamente i suoi princípi, li modellerebbe secondo le necessità dell’attualità. Le sue visioni sul problema dell’agricoltura, o sulla collaborazione delle donne nell’ambito della vita pubblica, o sull’ecologia – di cui egli fu il vero fondatore nel ‘33,– e sulla ripartizione razziale dei popoli, e persino sul riordinamento planetario delle ricchezze subirebbero, senza dubbio alcuno, dei ritocchi o persino delle realizzazioni diverse da quelle che hanno marcato la prima metà del XX secolo.

Rendere agli animi una vita spirituale Sarebbero poche le restanti probabilità di salvare la posta in gioco europea?... Il gioco è incalzante, esatto. Eppure sussistono cento motivi per lottare e sperare, e una ferrea volontà val più di mille impotenze. Nel ‘40 un REYNAUD, primo ministro chicchiriante della Francia «democratica», pavoneggiandosi, esclamava: «Noi vinciamo, poiché siamo i più forti.» Un mese più tardi attraverso tutto l’Occidente le democrazie al gran completo crollavano come i castelli di carte! REYNAUD, imbarazzato, fuggiva (con 29 chili d’oro) fino ai Pirenei, ove ebbe un incidente per colpa d’una roccia malcapitata! La vicenda era andata male! Il buonuomo DEMOS rimase fuori combattimento! I suoi conti furono regolati in qualche settimana. Si vede che tutto può cadere, ma un uomo di vero carattere è capace di ripristinare tutto. Per operare l’innovazione dei tempi futuri, basta solo che le volontà siano tese verso un potente sforzo dell’innovazione materiale. E non è che sia malata unicamente l’economia mondiale o l’ordinamento politico della società: è l’universo morale dei popoli che è colpito e intossicato da una folle corsa verso le comodità, apparentemente piacevoli, eppure spesso tragicamente devastanti. L’essere umano della nostra epoca s’è lasciato sfuggire i mille anni del cristianesimo e di religiosità: ciascheduno ha voluto «vivere» e godersi in sovrabbondanza gli agi e le piacevolezze, e senza neanche rendersene conto, è diventato schiavo delle gioie mediocri, limitate ad un benessere superficiale. E ci si muove soltanto radenti al suolo. Come si fa a restituire una vita spirituale alle anime pressoché spente, in cui la fiamma più non sale, smorzata com’è sotto le ceneri che poco a poco si rendon fredde? Chi è che la rianimerà? Chi è che su codesti carboncelli, divenuti di color terra, farà soffiarci l’ispirazione, da cui scaturirà il fuoco spirituale? Senza di esso, invece, sarebbe perso tutto. Occorre che la donazione, la generosità, l’amore per gli uomini, la volontà di dare e il sacro fervore di un ideale straripante di verità rinnovino la vita interiore di ciascun essere. Il cuore dell’uomo non è soltanto un ricettacolo per dei godimenti passeggeri: è un giardino incantato coi suoi colori e profumi. Il cuore dell’uomo desidera elevarsi attraverso il confuso sottobosco dell’esistenza. Rivoluzione politica? – Sì! Rivoluzione tecnico–economica? – Sì! Quella sociale? – Sì! Ma dominando l’esistenza dei suoi effluvi, e soprattutto – una rivoluzione delle anime! La felicità non è che un sottoprodotto di discoteca. L’uomo deve ridiventare, anzitutto, essere spirituale, teso verso tutto ciò che innalza e nobilita: se no, quantunque gradevole sia la decorazione, la vita risulta solo una mangiatoia, in cui ci si sazia e l’essenziale non esiste più.

Secolo delle élite .

L’anima c’è.


E c’è pure intelligenza. Una rivoluzione non si fa a colpi di spacconate, e meno ancora a colpi di vacue ingiunzioni dal fracasso di latta. Qualsiasi rivoluzione che arricchisce è frutto d’una lunga preparazione intellettuale. Quello futuro, sarà più che mai un secolo delle élite e del coordinamento delle loro scoperte: saranno i migliori, i più capaci – e solo loro – a coinvolgere, a dirigere e a mutare la società. E’ finito il tempo, in cui l’essere umano poteva preparare il proprio slancio nel lassismo, faciloneria, ignoranza e pigrizia. L’operaio dovrà cessare lui stesso d’essere un manovale ignorante, come lo è stato troppo a lungo. A forza del lavoro e della preparazione mentale dovrà trasformarsi in un tecnico altamente qualificato. Le industrie moderne – e costosissime – assumeranno soltanto dei collaboratori ben scelti. Domani non ci sarà più posto per i mediocri, i quali andranno a raggiungere l’enorme lupanare degli scansafatiche e parassiti spacciati, chiuso ad ogni avvenire. Nel secolo prossimo, a forza di fatica, costanza, elasticità dello spirito e potenza del carattere bisognerà che v’innalziate al livello intellettuale e alle conoscenze tecniche che marcheranno con la loro indelebile impronta i futuri condottieri d’uomini e di popoli. Che i giovani si mettano bene in testa che è proprio in quella misura, in cui lavorerà il loro cervello e s’amplieranno le loro cognizioni tecniche ed in cui loro stessi diventeranno parte organica dell’élite, che potranno riuscire nell’innovazione della società.

I tempi nuovi prenderanno a zampillare a mano a mano che voi, giovani ragazzi e ragazze del XXI° secolo, già accampati alle nostre porte, v’impegnerete – coi metodi e idee nuove, ma anche con un ideale ardente, come quello dei vostri predecessori dei tempi eroici,– ad adempiere il grandioso compito del rinnovamento della società sbandata. Giovani camerati d’Europa, ora spetta a voi. Siate pronti – materialmente, ben certo, ma soprattutto spiritualmente e intellettualmente – agli scontri più duri, compiendo la vostra avanzata illuminata dall’animo ed essendo disposti a tutti i sacrifici, coi cervelli perfettamente nutriti e ordinati ed i corpi forti. Allora, quantunque aspra sia la lotta, le solide braccia vostre potranno innalzare sui vostri scudi quella vittoria che i deboloni hanno creduto oramai divenuta inaccessibile.

Solo coloro che hanno fede sfidano e rovesciano il destino! Credeteci! E lottate!
Il mondo, lo si perde o lo si prende! Prendetelo!


Nel deserto umano, in cui belano tanti montoni, siateci leoni !

Forti come loro! E come loro intrepidi!

E che v’aiuti l’Iddio!

Salve, camerati!


Léon DEGRELLE
Agosto 1992.

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